Categoria: Teaching

Questa categoria contiene tutti i post relativi ad esperienze educative

  • Fare luogo

    Fare luogo

    Abitare è un faticoso compromesso tra lo stare e l’andare, tra il fermarsi e il ripartire, tra le radici e le strade. I tronchi degli alberi con cui si costruiscono le capanne, sono gli stessi che servono per realizzare le canoe.

    [Punti di approdo: sull’abitare molteplice, Andriano Favole, in “le case dell’uomo. Abitare il mondo”, UTET, 2016]

    Tuttavia, noi abbiamo bisogno di luoghi e passiamo il tempo a “fare luogo”, nella misura in cui abbiamo bisogno del rapporto e del legame con gli altri

    [La fine della preistoria dell’umanità come società planetaria, Marc Augé, in “le case dell’uomo. Abitare il mondo”, UTET, 2016]

    [Immagini: PlayRomeVille, workshop in progress per realizzare un playground di quartiere, scuola media IC Rosmini]

    [Musica: Don McLean, Vincent, 1971 – https://youtu.be/oxHnRfhDmrk ]

  • Saving the Planet begins at breakfast

    Saving the Planet begins at breakfast

    Education for designers (like nearly all education) is based on learning skills, nourishing talents, understanding the concepts and theories that inform the field, and, finally, acquiring a philosophy. It is unfortunate that our design schools proceed from the wrong assumptions. the skills we teach are too often related to the processes and working methods of and Age that has ended.
    The philosophy is an equal mixture of self-indulgent and expressive bohemian individualism and materialism both profit oriented and brutal. The method of teaching and transmitting this biased information is more than half a century out of date.
    […]
    The main trouble with design schools seems to be that they teach to much design and not enough about the ecological, social, economic and political environment in which design takes place.
    […]
    Design, if it is to be ecologically responsible and socially responsible, must be revolutionary and radical in the Trieste sense. It must dedicated itself to nature’s principle of least effort, in other words, maximum diversity with minimum inventory or doing the most with the least. That means consuming less, using things longer, and beeing frugal about recycling materials.
    The insights, the broad, nonspecialized, interactive overview of a team ( heritage of early man, the hunter) that the designer can bring to the world must now be combined with a sense of social responsibility. In many areas designers must learn how to redesign. In this way we may yet have survival through design.

    [Design for the real world, Victor Papanek, 1971/1984/2009]

    [Mostra Vitra design Museum: https://www.design-museum.de/en/exhibitions/detailpages/victor-papanek-the-politics-of-design.html ]

    [Immagine: Victor Papanek, Tetrakaidecahedral, struttura mobile di gioco, 1973-1975. © University of Applied Arts Vienna, Victor J. Papanek Foundation]

  • We are all handicapped

    We are all handicapped

    IMG: Victor Papanek, 1971

  • Se questa non è (una) classe

    Se questa non è (una) classe

    A marziá, c’hai ‘na sigaretta?

    [Ennio Flaiano]

    Playing with the self: This is (a) class!
    Through a series of digital and analog “recombination” experiments of their own faces, students will be involved in reflecting on single and collective identity in creative processes. You will be asked to take photographs of the individual faces of the workshop participants and print them in multiple copies. You will then be prompted to recombine the portions of the faces as in a dynamic collage. Video documentation will be created.

    References:

    Corso/laboratorio di fondamenti di design a IEDdesign Roma 2019

  • Non fui mai

    Non fui mai

    Se non dovessi tornare,
    Sappiate che non sono mai
    partito.

    Il mio viaggiare
    é stato tutto un restare
    qua, dove non fui mai

    Biglietto lasciato
    Prima di non andare via, Giorgio Caproni

  • L’essenziale a volte è esagerato

    L’essenziale a volte è esagerato

    Ho contato i miei anni e ho scoperto che ho meno tempo per vivere da qui in poi rispetto a quello che ho vissuto fino ad ora.
    Mi sento come quel bambino che ha vinto un pacchetto di dolci: i primi li ha mangiati con piacere, ma quando ha compreso che ne erano rimasti pochi ha cominciato a gustarli intensamente.
    Non ho più tempo per riunioni interminabili dove vengono discussi statuti, regole, procedure e regolamenti interni, sapendo che nulla sarà raggiunto.
    Non ho più tempo per sostenere le persone assurde che, nonostante la loro età cronologica, non sono cresciute.
    Il mio tempo è troppo breve: voglio l’essenza, la mia anima ha fretta. Non ho più molti dolci nel pacchetto.

    Voglio vivere accanto a persone umane, molto umane, che sappiano ridere dei propri errori e che non siano gonfiate dai propri trionfi e che si assumano le proprie responsabilità. Così si difende la dignità umana e si va verso la verità e l’onestà.
    È l’essenziale che fa valer la pena di vivere.
    Voglio circondarmi di persone che sappiano come toccare i cuori, di persone a cui i duri colpi della vita hanno insegnato a crescere con tocchi soavi dell’anima.

    Sì, vado di fretta, ho fretta di vivere con l’intensità che solo la maturità sa dare.
    Non intendo sprecare nessuno dei dolci rimasti. Sono sicuro che saranno squisiti, molto più di quelli mangiati finora.
    Il mio obiettivo è quello di raggiungere la fine soddisfatto e in pace con i miei cari e la mia coscienza.
    Abbiamo due vite e la seconda inizia quando ti rendi conto che ne hai solo una.

    La Mia Anima ha fretta, Mario de Andrade (San Paolo 1893-1945)

  • Siamo noi il nostro re

    Siamo noi il nostro re

    Questo libro raccoglie gli esiti di un esperimento di didattica transdisciplinare e inclusiva che ha coinvolto tutti i docenti e gli studenti della sezione musicale e gli allievi del corso dell’Istituto Comprensivo Antonio Rosmini di Roma. I lprogetto ha preso avvio dalla lettura del libro La conferenza degli uccelli di Peter Sìs e si è sviluppato attraverso un percorso in cui sono confluiti il lavoro di ricerca e di studio, la riflessione e l’analisi,e la discussione e il confronto di idee, la progettazione e la scrittura creativa fino alla stesura del racconto Siamo noi il nostro re e al suo allestimento teatrale, il momento conclusivo di tutto il percorso: una esperienza che, con il contributo qualificanete del linguaggio musicale, ha saputo accostare con efficacia una pluralità di mezzi espressivi e stilistici.

  • Libertà o Morte! W Marat W Robespierre

    Libertà o Morte! W Marat W Robespierre

    Malgrado tutto ciò, espongo il carbone, i ferri che rappresentano misure, i sacchi uniti, cuciti uno dopo l’altro, costruendo figurazioni nello spazio e, volta per volta, ritrovo il senso del dramma, obiettivo misterioso, che mi ha permesso finora di vivere come un avventuriero, ma considerando quest’inferno un teatro come un altro e la passione e il dolore un gioco che lascia tracce e far rinascere la voglia di vedere e spostarti da una città di confine verso un centro ed oltre, e che permette di rimanere in atto, con delle tecniche acquisite sul campo, il ritrovamento dello spazio inciso come sulla pelle morbida, l’apparato dei lavori disposti, uno dopo l’altro alla distanza che il ritmo decide, la somma delle utopie vissuta e raccontate mille volte…

    [Jannis Kunellis, Fondazione Prada, Venezia, 2019]

  • Sostenibile prima della Sostenibilità

    Sostenibile prima della Sostenibilità

    _1° giugno 1931

    Carissima Giulia,

    […]

    Un bambino dorme. C’è un bricco di latte pronto per il suo risveglio. Un topo si beve il latte. Il bambino, non avendo il latte, strilla e la mamma strilla. Il topo disperato si batte la testa contro il muro, ma si accorge che non serve a nulla e corre dalla capra per avere del latte. La capra gli darà il latte se avrà l’erba da mangiare. Il topo va dalla campagna per l’erba e la campagna arida vuole l’acqua. Il topo va dalla fontana. La fontana è stata rovinata dalla guerra e l’acqua si disperde: vuole il mastro muratore che la riatti. Il topo va dal mastro muratore: vuole le pietre. Il topo va dalla montagna e avviene un sublime dialogo tra il topo e la montagna che è stata disboscata dagli speculatori e mostra dappertutto le sue ossa senza terra. Il topo racconta tutta la storia e promette che il bambino cresciuto ripianterà pini, quercie, castagni ecc. Così la montagna dà le pietre ecc. e il bimbo ha tanto latte che si lava anche col latte.

    Cresce, pianta gli alberi, tutto muta; spariscono le ossa della montagna sotto nuovo humus, la precipitazione atmosferica ridiventa regolare perché gli alberi trattengono i vapori e impediscono ai torrenti di devastare la pianura ecc._

    Lettere dal Carcere, Gramsci A., Carcere di Turi