Questa situazione di discesa illimitata, indeterminata, di cui si è forse abituto in letteratura non lo turbava tuttavia più di tanto giacchè andare giù era un fatto fisico, assolutamente presente nel corpo, mentre le congetture su quanto e perchè si scendesse e verso dove, appartenevano alla sfera del mentale. Zugalà aveva un criterio di verità, di realtà principalmente muscolare. Se egli avesse avuto anche solo un infarinatura letteraria sarebbe stato avvertito che quella discesa vaga, continua, infinita, che tanto lo allontanava dal suo mondo di astiosi e sudanti pedalatori, quella discesa “arcana” preludeva a qualche situazione decisiva, gonfia di sottile e rivelante verità: un processo, l’incontro con un vate, un indiamento …
Roberto Piumini, Il Ciclissta illuminato, 2014