Questo libro raccoglie gli esiti di un esperimento di didattica transdisciplinare e inclusiva che ha coinvolto tutti i docenti e gli studenti della sezione musicale e gli allievi del corso dell’Istituto Comprensivo Antonio Rosmini di Roma. I lprogetto ha preso avvio dalla lettura del libro La conferenza degli uccelli di Peter Sìs e si è sviluppato attraverso un percorso in cui sono confluiti il lavoro di ricerca e di studio, la riflessione e l’analisi,e la discussione e il confronto di idee, la progettazione e la scrittura creativa fino alla stesura del racconto Siamo noi il nostro re e al suo allestimento teatrale, il momento conclusivo di tutto il percorso: una esperienza che, con il contributo qualificanete del linguaggio musicale, ha saputo accostare con efficacia una pluralità di mezzi espressivi e stilistici.
Autore: Daniele Mancini
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Libertà o Morte! W Marat W Robespierre
Malgrado tutto ciò, espongo il carbone, i ferri che rappresentano misure, i sacchi uniti, cuciti uno dopo l’altro, costruendo figurazioni nello spazio e, volta per volta, ritrovo il senso del dramma, obiettivo misterioso, che mi ha permesso finora di vivere come un avventuriero, ma considerando quest’inferno un teatro come un altro e la passione e il dolore un gioco che lascia tracce e far rinascere la voglia di vedere e spostarti da una città di confine verso un centro ed oltre, e che permette di rimanere in atto, con delle tecniche acquisite sul campo, il ritrovamento dello spazio inciso come sulla pelle morbida, l’apparato dei lavori disposti, uno dopo l’altro alla distanza che il ritmo decide, la somma delle utopie vissuta e raccontate mille volte…
[Jannis Kunellis, Fondazione Prada, Venezia, 2019]
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Sostenibile prima della Sostenibilità
_1° giugno 1931
Carissima Giulia,
[…]
Un bambino dorme. C’è un bricco di latte pronto per il suo risveglio. Un topo si beve il latte. Il bambino, non avendo il latte, strilla e la mamma strilla. Il topo disperato si batte la testa contro il muro, ma si accorge che non serve a nulla e corre dalla capra per avere del latte. La capra gli darà il latte se avrà l’erba da mangiare. Il topo va dalla campagna per l’erba e la campagna arida vuole l’acqua. Il topo va dalla fontana. La fontana è stata rovinata dalla guerra e l’acqua si disperde: vuole il mastro muratore che la riatti. Il topo va dal mastro muratore: vuole le pietre. Il topo va dalla montagna e avviene un sublime dialogo tra il topo e la montagna che è stata disboscata dagli speculatori e mostra dappertutto le sue ossa senza terra. Il topo racconta tutta la storia e promette che il bambino cresciuto ripianterà pini, quercie, castagni ecc. Così la montagna dà le pietre ecc. e il bimbo ha tanto latte che si lava anche col latte.
Cresce, pianta gli alberi, tutto muta; spariscono le ossa della montagna sotto nuovo humus, la precipitazione atmosferica ridiventa regolare perché gli alberi trattengono i vapori e impediscono ai torrenti di devastare la pianura ecc._
Lettere dal Carcere, Gramsci A., Carcere di Turi
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Mancini’s Teaching Challenges
The World is the Classroom, The City is the Labyrinth, The Classroom is the Garden
by Daniele Mancini, In Teaching and Design I Trust
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Fear of getting failing grades
I think the big mistake in schools is trying to teach children by using fear as the basic motivation: fear of getting failing grades, fear of not staying with your class etc. Interest can produce learning on a scale compared to fear as a nuclear explosion to firecracker
by Stanley Kubrick
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La genetica o l’ambiente?
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Le domande “chi sei?” o “chi sono?” hanno risposte facili: una persona racconta la sua vita e così si presenta gli altri. La domanda che non ha risposta è formulata in altro modo: “che cosa sono io” non “chi” ma “che cosa”. Colui che farà questa domanda si troverà di fronte una pagina bianca e il peggio è che non sarà in grado di scriverci una parola, una che sia.
[José Saramago, il quaderno,2009 p. 137] thanx to L.D.
#iltarlolavorainsilenzio
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Back to school
We must do away with the absolutely specious notion that everybody has to earn a living. It is a fact today that one in ten thousand of us can make a technological breakthrough capable of supporting all the rest. The youth of today are absolutely right in recognizing this nonsense of earning a living. We keep inventing jobs because of this false idea that everybody has to be employed at some kind of drudgery because, according to Malthusian-Darwinian theory, he must justify his right to exist. So we have inspectors of inspectors and people making instruments for inspectors to inspect inspectors. The true business of people should be to go back to school and think about whatever it was they were thinking about before somebody came along and told them they had to earn a living.
[B. Fuller, in: Elizabeth Barlow, ‘The New York Magazine Environmental Teach-In’, New York Magazine, 1970]
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Pensare come una montagna
Così, alienati dalla natura di cui siamo diventati “padroni e possessori”, come voleva Cartesio, abbiamo perduto quella capacità di Abitare Poeticamente la Terra di cui parla Holderlin in una celebre poesia. E cosa vuol dire abitare poeticamente se non rispondere con creatività alla creatività costante della vita; accettare il mistero dell’esistenza non come limite ma come apertura, come promessa; riscoprire il nostro appartenere al mondo, al visibile e all’invisibile, e il nostro essere radicati nel suolo, anche se con la testa tra le nuvole, non molto diversamente dagli alberi. E pensare, come suggerì l’ecologo Aldo Leopold, a “Pensare come una montagna”
M. Martella, Tornare al giardino, pp. 33-34


