Così, alienati dalla natura di cui siamo diventati “padroni e possessori”, come voleva Cartesio, abbiamo perduto quella capacità di Abitare Poeticamente la Terra di cui parla Holderlin in una celebre poesia. E cosa vuol dire abitare poeticamente se non rispondere con creatività alla creatività costante della vita; accettare il mistero dell’esistenza non come limite ma come apertura, come promessa; riscoprire il nostro appartenere al mondo, al visibile e all’invisibile, e il nostro essere radicati nel suolo, anche se con la testa tra le nuvole, non molto diversamente dagli alberi. E pensare, come suggerì l’ecologo Aldo Leopold, a “Pensare come una montagna”
M. Martella, Tornare al giardino, pp. 33-34